mercoledì 25 marzo 2020

Le bufale sul Corona Virus: tra complotti ed inquinamento

Come ogni grande avvenimento che si rispetti , anche il corona virus non poteva non risvegliare le attenzioni degli spargitori di zizzania, degli specialisti della fesseria planetaria, dei cercatori di nuovi untori da mettere sul rogo. Naturalmente le due principali correnti di pensiero complottista-pseudoscientifico corrispondono ai due  populismi che si spartiscono il palcoscenico della società dello spettacolo attuale.
Quindi da un lato quella populista-sovranista, dall'altra quella ecologico-primitivista.
Partiamo dalla prima. Il coronavirus sarebbe un complotto di (in ordine sparso) USA, Germania, Francia e, tanto per accontentare l'ala antisemita, Israele per colpire la Cina ed i paesi, come l'Italia, che hanno fatto contratti commerciali con la Cina stessa (via della seta). Una vera dabbenaggine non solo perché il corona virus non è stato creato in laboratorio, ma soprattutto perchè pensare di colpire in modo risolutivo un paese come la Cina e bloccarne lo sviluppo  economico con 3.000 morti su un miliardo e 300 milioni di persone è come pensare di uccidere un elefante dandogli un buffetto sulla proboscide; rischi solo di farlo incazzare. Altra teoria ancora più confusa quella secondo il mondo della finanza, coadiuvato da Big pharma, avrebbe sparso il virus per uccidere un po' di persone e poi guadagnare sui vaccini. Bella pensata, peccato che la sospensione delle attività economiche, comprese quelle sportive, cinematografiche etc, abbia prodotto un crollo della finanza ed in quanto al vaccino semplicemente non c'è.
Passiamo a quelle pseudoecologiche. Quale può essere il colpevole di qualsiasi cosa secondo il pensiero magico ecologista ?. Semplice: l'uomo che inquina. E quindi anche un virus è colpa dell'inquinamento. Il ragionamento è leggermente più sensato di quello precedente, dove l'elemento da spy story da fumetto è fin troppo evidente, ma sul piano scientifico è inconsistente. Secondo questa teoria sarebbero le polveri sottili a provocare (non si sa come) la infezione, trasportando il virus.
Peccato che gli scienziati ed i medici che si occupano di questo hanno sottolineato più volte che l'agente di contatto sia l'uomo ed il contatto interumano e non l'aria .  Naturalmente è vero che l'ambiente ha la sua importanza nella diffusione di elementi patogeni, quali virus e batteri. Nel 1350 e nel 1650, quando la peste infuriava, il fatto che vi fossero scarsissima igiene ed il contatto con roditori portatori di peste che trasmettevano grazie alla presenz d i pulci che passavano dal roditore ad altri animali domestici o direttamente all'uomo, o infettavano con escrementi l'ambiente, fu notoriamente un elemento decisivo, tanto è vero che la peste in realtà esiste ancora in alcuni paese dove le condizioni ambientali sono ancora simili.  Ma nel caso del Covid 19 manca proprio il meccanismo con il quale questo possa verificarsi.
Vi è una semplice associazione fra inquinamento (che è dato sia da polveri sottili sia da biossido di azoto) e diffusione in certe province. Ma ci si dimentica di un fatto del tutto ovvio. Laddove vi sono più persone vi sono più probabilità di contagio. E le persone vivono nelle zone più ricche, che sono anche quelle dove si sono più industrie, circolano più automezzi ed aerei, ed essendoci più case c'è maggior inquinamento dovuto al riscaldamento delle stesse.
Quindi è del tutto ovvio che si sia diffusa in Lombardia e poi in Veneto ed Emilia, anche perché qeuste regioni sono legate fra di loro da scambi commerciali e da legami parentali.
Non è nemmeno vero che l'inquinamento sia calato per via delle varie restrizioni: quello che è  calato è il biossido di azoto, non le polveri sottili. Il primo è dato soprattutto dai trasporti, in particolare automobili. Il secondo è invece provocato per lo più dal riscaldamento domestico, in particolare quello "ecologico" dei pallet e dei combustibili di carbone.
Il Pm10 è addirittura aumentato, a causa della alta pressione. I fattori meteo sono infatti importanti e sottovalutati. Nel 2019 a MIlano abbiamo avuto in realtà il minimo di giorni in cui si sono sforati i limiti di Pm10 negli ultmi 10 anni. Questo a causa delle abbondanti piogge avute a Maggio e a partire da metà ottobre fino a metà dicembre, prima che dominasse l'Alta Pressione, e questo alla faccia del tanto proclamato "cambiamento climatico" che evidentemente non è così negativo.
Confrontando i dati della regione Lombardia  con quella della Val D'Aosta, una zona che dovrebbe essere decisamente meno inquinata, avendo meno popolazione e meno attività industriali ed avendo un Parco Nazionale. Bene la percentuale di contagiati ufficiali è, con i dati del 24 Marzo 2020, di 0,304% per la Lombardia contro i 0,317% della Val d'Aosta.
Se confrontiamo Milano con la Provincia di Trento abbiamo 0,175% contro 0,206%.
Ma la cosa non finisce qui. Un dato che mi è saltato all'occhio è quello della provincia di Pesaro ed Urbino, con ben 1371 casi conclamati. Ora la popolazione di quella provincia è, secondo gli ultimi dati, di 358.886 abitanti. Facendo la solita percentuale questa risulta essere di 0,38%, superata dalle due province lombarde e d'Italia più colpite ovvero Bergamo, con 0,60% (ovvero 6 casi su mille) e Brescia con 0,5%. Da segnalare però che non tutte le province lombarde sono colpite nello stesso modo , come risulta già evidente dai dati della Regione Lombardia. Varese, ad esempio, ha una percentuale bassissima d contagio pari al 0,05% ovvero 5 casi su 10.000 , un decimo dei contagi presenti a Bergamo e Brescia.
Appare evidente quindi, che più di polveri sottili od altro, la diffusione del contagio sia dovuto a focolai locali che magari non sono stati controllati (luoghi di lavoro, palestre, luoghi di riunione) all'osservanza delle norme igieniche, al fatto che quella zona sia magari meta di viaggi sia per ragioni ricreative (il che potrebbe spiegare il tasso alto di Val d'Aosta e Trentino che ospitano molti viaggiatori attratti dal turismo invernale) o per ragioni di lavoro.

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