giovedì 26 marzo 2020

E per fortuna che non doveva più nevicare...

Una delle tante clamorose previsioni sul clima poi smentite era quella secondo la quale le precipitazioni nevose sarebbero diventate sempre più rare.
Per renderci conto di questo vale la pena leggere il seguente articolo dell'Indipendent, uno dei rappresentanti di quel "giornalismo anglosassone" che da sempre ci viene propinato come modello (di disinformazione, evidentemente) e risalente al 200.
Bene la realtà è ben diversa come mostrano i dati delle nevicate autunnali nell'emisfero nord.
Come si può notare vi è stata una netta diminuzione per alcuni anni negli anni 90, quando questa teoria, avventatamente proposta da pochissimi scienziati in cerca di pubblicità, nacque-
Questa teoria però non  è morta nel 2000, ma viene ancora oggi proposta da giornali come La Repubblica" ed "Il corriere della Sera" che parlano di "niente più neve e nevicate sull'arco alpino !" (addirittura)
Quest'anno in realtà le stazioni scistiche sono state aperte con largo anticipo, addirittura a novembre!
Ed ha nevicato tantissimo e contina e continuerà a nevicare in tutta Europa e nell'intero emisfero Nord come mostrano le statistiche del Centro Metereologico Finlandese (che forse ne sanno qualcosa di più dei giornalisti prezzolati)
Ecco iloro dati

Come si vede siamo di fronte a massimi storici, altro che "non nevicherà più molto raramente"
tra l'altro le previsioni per la fine di marzo sono decisamente inusuali

Credo che quindi si possa dire a buona ragione " E per fortuna che non doveva più nevicare!!!.

mercoledì 25 marzo 2020

Le bufale sul Corona Virus: tra complotti ed inquinamento

Come ogni grande avvenimento che si rispetti , anche il corona virus non poteva non risvegliare le attenzioni degli spargitori di zizzania, degli specialisti della fesseria planetaria, dei cercatori di nuovi untori da mettere sul rogo. Naturalmente le due principali correnti di pensiero complottista-pseudoscientifico corrispondono ai due  populismi che si spartiscono il palcoscenico della società dello spettacolo attuale.
Quindi da un lato quella populista-sovranista, dall'altra quella ecologico-primitivista.
Partiamo dalla prima. Il coronavirus sarebbe un complotto di (in ordine sparso) USA, Germania, Francia e, tanto per accontentare l'ala antisemita, Israele per colpire la Cina ed i paesi, come l'Italia, che hanno fatto contratti commerciali con la Cina stessa (via della seta). Una vera dabbenaggine non solo perché il corona virus non è stato creato in laboratorio, ma soprattutto perchè pensare di colpire in modo risolutivo un paese come la Cina e bloccarne lo sviluppo  economico con 3.000 morti su un miliardo e 300 milioni di persone è come pensare di uccidere un elefante dandogli un buffetto sulla proboscide; rischi solo di farlo incazzare. Altra teoria ancora più confusa quella secondo il mondo della finanza, coadiuvato da Big pharma, avrebbe sparso il virus per uccidere un po' di persone e poi guadagnare sui vaccini. Bella pensata, peccato che la sospensione delle attività economiche, comprese quelle sportive, cinematografiche etc, abbia prodotto un crollo della finanza ed in quanto al vaccino semplicemente non c'è.
Passiamo a quelle pseudoecologiche. Quale può essere il colpevole di qualsiasi cosa secondo il pensiero magico ecologista ?. Semplice: l'uomo che inquina. E quindi anche un virus è colpa dell'inquinamento. Il ragionamento è leggermente più sensato di quello precedente, dove l'elemento da spy story da fumetto è fin troppo evidente, ma sul piano scientifico è inconsistente. Secondo questa teoria sarebbero le polveri sottili a provocare (non si sa come) la infezione, trasportando il virus.
Peccato che gli scienziati ed i medici che si occupano di questo hanno sottolineato più volte che l'agente di contatto sia l'uomo ed il contatto interumano e non l'aria .  Naturalmente è vero che l'ambiente ha la sua importanza nella diffusione di elementi patogeni, quali virus e batteri. Nel 1350 e nel 1650, quando la peste infuriava, il fatto che vi fossero scarsissima igiene ed il contatto con roditori portatori di peste che trasmettevano grazie alla presenz d i pulci che passavano dal roditore ad altri animali domestici o direttamente all'uomo, o infettavano con escrementi l'ambiente, fu notoriamente un elemento decisivo, tanto è vero che la peste in realtà esiste ancora in alcuni paese dove le condizioni ambientali sono ancora simili.  Ma nel caso del Covid 19 manca proprio il meccanismo con il quale questo possa verificarsi.
Vi è una semplice associazione fra inquinamento (che è dato sia da polveri sottili sia da biossido di azoto) e diffusione in certe province. Ma ci si dimentica di un fatto del tutto ovvio. Laddove vi sono più persone vi sono più probabilità di contagio. E le persone vivono nelle zone più ricche, che sono anche quelle dove si sono più industrie, circolano più automezzi ed aerei, ed essendoci più case c'è maggior inquinamento dovuto al riscaldamento delle stesse.
Quindi è del tutto ovvio che si sia diffusa in Lombardia e poi in Veneto ed Emilia, anche perché qeuste regioni sono legate fra di loro da scambi commerciali e da legami parentali.
Non è nemmeno vero che l'inquinamento sia calato per via delle varie restrizioni: quello che è  calato è il biossido di azoto, non le polveri sottili. Il primo è dato soprattutto dai trasporti, in particolare automobili. Il secondo è invece provocato per lo più dal riscaldamento domestico, in particolare quello "ecologico" dei pallet e dei combustibili di carbone.
Il Pm10 è addirittura aumentato, a causa della alta pressione. I fattori meteo sono infatti importanti e sottovalutati. Nel 2019 a MIlano abbiamo avuto in realtà il minimo di giorni in cui si sono sforati i limiti di Pm10 negli ultmi 10 anni. Questo a causa delle abbondanti piogge avute a Maggio e a partire da metà ottobre fino a metà dicembre, prima che dominasse l'Alta Pressione, e questo alla faccia del tanto proclamato "cambiamento climatico" che evidentemente non è così negativo.
Confrontando i dati della regione Lombardia  con quella della Val D'Aosta, una zona che dovrebbe essere decisamente meno inquinata, avendo meno popolazione e meno attività industriali ed avendo un Parco Nazionale. Bene la percentuale di contagiati ufficiali è, con i dati del 24 Marzo 2020, di 0,304% per la Lombardia contro i 0,317% della Val d'Aosta.
Se confrontiamo Milano con la Provincia di Trento abbiamo 0,175% contro 0,206%.
Ma la cosa non finisce qui. Un dato che mi è saltato all'occhio è quello della provincia di Pesaro ed Urbino, con ben 1371 casi conclamati. Ora la popolazione di quella provincia è, secondo gli ultimi dati, di 358.886 abitanti. Facendo la solita percentuale questa risulta essere di 0,38%, superata dalle due province lombarde e d'Italia più colpite ovvero Bergamo, con 0,60% (ovvero 6 casi su mille) e Brescia con 0,5%. Da segnalare però che non tutte le province lombarde sono colpite nello stesso modo , come risulta già evidente dai dati della Regione Lombardia. Varese, ad esempio, ha una percentuale bassissima d contagio pari al 0,05% ovvero 5 casi su 10.000 , un decimo dei contagi presenti a Bergamo e Brescia.
Appare evidente quindi, che più di polveri sottili od altro, la diffusione del contagio sia dovuto a focolai locali che magari non sono stati controllati (luoghi di lavoro, palestre, luoghi di riunione) all'osservanza delle norme igieniche, al fatto che quella zona sia magari meta di viaggi sia per ragioni ricreative (il che potrebbe spiegare il tasso alto di Val d'Aosta e Trentino che ospitano molti viaggiatori attratti dal turismo invernale) o per ragioni di lavoro.

venerdì 20 marzo 2020

il dispettoso antartico che non vuole sciogliersi


Una delle più note teorie  profezie scientifiche catastrofiste sul clima ( o cambiamento climatico ) è che i poli o per meglio dire i ghiacciai marini di Artico ed Antartico siano destinati a sparire nel volgere di pochi anni, anzi, secondo talune di queste previsioni profezie dovrebbero già essere spariti da alcuni anni.
 Eppure la situazione reale pare essere molto diversa.
Per ora ci occuperemo solo dell'Antartide, che è forse il caso più clamoroso di previsione sbagliata.
La cartina sopra, che proviene dal sito ufficiale che si occupa di rilevare giornalmente lo stato dei ghiacciai, mostra la situazione dei ghiacci marini in 4 annate diverse. La più lontana è il 1980 (linea viola) poi vi è il 2014 (linea azzurra) il 2017 (linea tratteggiata rossa) e l'attuale 2020 (linea blu).
Come si può vedere la linea attuale di estensione dei ghiacci  ovvero la estensione calcolata in km quadri di ghiaccio marino è superiore a quella del 2017 (dove si era toccato il minimo storico) ma anche superiore a quella del 1980, ovvero ben 40 anni fa.
 La linea più in alto è quella del 2014, che corrisponde al massimo della espansione dei ghiacciai e ci ricorda come, quanto è successo in questi 40 anni di rilevamento può dimostrare o suggerire tante cose, ma di certo non che "i ghiacciai dell'antartide si sciolgono sempre più velocemente e stanno scomparendo ".
Questo lo pensano le persone malinformate da abili manipolatori di notizie.
I dati suggeriscono tutt'altro. Dal 1980 al 2014 infatti i ghiacciai sono enormemente aumentati e sono diminuiti per 3 anni dal 2014 al 2017 per poi riprendere la propria tendenza all'aumento, prima timidamente, ma ora in modo importante. Come mai allora tra il 2014 ed il 2017 si erano sciolti?
Di certo non per il Co2 perché altrimenti non si spiegano 34 anni di crescita precedente, in cui il Co2 antropico e naturale (quest'ultimo rappresenta al momento almeno il 95% di tutto il Co2, ricordiamo) è aumentato costantemente.
La risposta, molto probabilmente, risiede nella contemporanea presenza del piùpotente Nino degli ultimi 30 anni (o forse più) che ha riscaldato, quello per davvero, il pianeta, determinando l'anno più caldo di sempre (il 2016) e quindi, un notevole scioglimento dei ghiacciai marini, sopratutto quellli dell'emisfero sud, visto che il Nino è il riscaldamento delle acque dell'Oceano Pacifico.
Forse la tendenza attuale ad una moderata Nina (ovvero il raffreddamento della acque del Pacifico) puà spiegare la ripresa sia dei ghiacciai dell'Antartide che di quella dell'Artic, di cui parleremo più avanti